in “Racconti di un collezionista”, rubrica di “Antiqua” (rivista on line di divulgazione scientifica nel campo dell’antiquariato), Milano, settembre 2021.

Rispetto agli ambienti artistici italiani e tedeschi, in Francia la produzione di placchette sembra essere stata relativamente limitata nei secoli; rari sono, peraltro, i testi che ne parlano (1 e 2) e, per giunta, questi non sempre sono esaurienti o convincenti.
A questo ultimo proposito, un caso è costituito dalle grandi piastre ovali che rappresen-tano il busto di Cristo di profilo volto a dx talvolta associato a quello della Vergine anch’essa di profilo ma volta a sx.
La piú nota fra quelle coppie di rilievi (fig. 1) è conservata presso il Museo di Belle Arti di Houston (Texas-U.S.A.) e viene descritta sul relativo catalogo (3). Entrambe le plac-chette sono confezionate entro un’identica cornice che potrebbe risalire alla bottega che le ha prodotte.

Fig. 1. Cristo e Maria.
Francia (?), prima metà del XVII secolo.
Bronzo, ovale.
Cristo : L. 120 mm; H. 160 mm.
Maria: L 118 mm; H. 155 mm.

Un’altra coppia di piastre consimili (fig. 2) è apparsa in un’asta tenutasi a Londra nel 2008 (4).

Fig. 2. Gesù Cristo e Maria.
Francia (?), XVII secolo.
Bronzo dorato. 141 x 183.

Una rappresentazione della Vergine dello stesso tipo di quelle citate si trova anche nella collezione di Mario Scaglia. Questa bella piastra dorata (fig. 3), non dispone peró della complementare immagine del Cristo. Francesco Rossi (l’autore del catalogo) l’assegna, con relativa certezza, ad ambito francese: come autore egli propone dubitativamente Pierre Goret e addirittura azzarda la data (1628) nella quale essa dovrebbe essere stata realizzata (5).

Fig. 3. Profilo di maria Vergine.
Bronzo fuso dorato. 148 x 199 mm.

Tutto ció premesso, dato che io stesso possiedo alcuni esemplari di questa tipologia e anche altre differenti immagini del Salvatore rispettivamente utili a circostanziarli, mi permetto di presentarli qui per contribuire attivamente alla discussione su una loro vero-simile identità e collocazione. Le piastre in questione le ho acquisite nel tempo sul mer-cato antiquario francese.

P1.530
P1.532
P1.533
P1.531
P1.534

Comincio con il dire che, rispetto alla coppia di placchette conservate presso il Museo di Houston, i miei esemplari sono tutti sensibilmente piú grandi al punto da lasciar sup-porre che quelle siano state realizzate con uno sfondo rimpicciolito ovvero (ma meno probabilmente) possano semplicemente essere delle interpretazioni, ancorché piuttosto fedeli, di esemplari precedenti come, ad esempio, i miei.
Oltre a ció, la placchetta P1.530 (fig. 4) (anche sulla base di verifiche dimensionali da punto a punto rispetto ad alcuni ricorrenti dettagli della figura di Cristo) è comunque dimensionalmente piú grande anche delle altre mie che risultano cosí essere, verosimil-mente, versioni successive e/o derivate da quella.
Analogamente, le placchette apparse a Londra appartengono anch’esse alla tipologia di quelle derivate.
A questo punto, occorre aggiungere che la placchetta P1.530 differisce da tutte per il fatto fatto di recare elegantemente incisa (dopo la fusione), la scritta EGO·SVM·VIA·VERITAS ET·VITA: in essa, le singole parole sono intervallate da una sorta di asterisco formato da quattro piccole cavità circolari disposte a croce e distanziate fra loro da una sorta di X.

Fig. 4

L’elegante versione della composizione si differenzia dalle successive anche per il fatto che, vicino alla spalla sx, la folta capigliatura del Cristo presenta qualche ricciolo (fig. 5) in piú rispetto alle altre; la bordura del manto che avvolge il busto del Signore è piut-tosto nitida ma anche piú sintetica rispetto a quella degli altri esemplari. Per quanto concerne, infatti, le versioni progressivamente (anche se di poco) piú ridotte, esse mo-strano tutte una bordura “rinforzata”.

Fig. 5

Infine, la piastra in questione reca incisa, sul fianco della spalla sx di Cristo ed entro una cornice rettangolare, la sigla I.AR.MA. (fig. 6) che sembra essere proprio la firma dell’Autore. Peraltro, non sono ancora riuscito a identificare quale artista o quale fonde-ria si celi dietro a quell’acronimo.

Fig. 6

Cosí, fino a prova contraria, la suddetta placchetta P1.530 costituisce, molto verosimil-mente, l’esemplare capostipite della serie di quelle fin qui conosciute.
Nonostante la diversa finitura della faccia superiore, tutte le mie placchette presentano un’analoga tecnica fusoria. L’esemplare maggiore presenta due fori in alto grazie ai quali poteva essere sospeso grazie a un filo; il secondo (P1.531), analogamente alla corrispon-dente figura femminile cui è abbinato (P1.534), presenta un foro in alto con il quale pote-va essere appeso; il terzo (P1.532), parzialmente dorato, presenta un appiccagnolo in la-mierino d’ottone saldato sul retro; l’esemplare piú ridotto (P1.533), infine, è inserito in 6
una cornice di lamierino d’ottone, ribadita sul retro, che comprende anche un appiccagno-lo ad anello.
Indubbiamente, la questione posta da questa famiglia di rilievi che mi incuriosisce mag-giormente, consiste nella figura femminile della placchetta P1.534 che è stata trovata abbinata alla P1.530: se si prescinde, infatti, dagli esemplari finora noti di “Vergine pendant di Cristo”, le donne velate fin qui citate e quelle della mia collezione, sembrano mostrare un’etá sensibilmente differente (fig. 7): piú giovane quella della placchetta in mio possesso, piú mature quelle delle placchette giá note.

Fig. 7

Formalmente modellata con analoghe intenzioni plastiche e decorative della figura rap-presentata dagli esemplari conosciuti e dello stesso Cristo, la giovane donna (velata e avvolta in una pregiata tunica con bordure riccamente ornate) della mia collezione, po-trebbe costituire una ulteriore versione della Madonna o, ipotesi forse piú intrigante, un’immagine di Maria di Magdala (detta Maddalena): se cosí fosse, questa tipologia di placchette formerebbe, con le altre due, una sorta di trittico. Occorre comunque aggiun-gere che tutte le donne appartenenti a questa serie sono certamente concepite come complemento di quelle dedicate a Cristo ma, mentre queste ultime mostrano un’esplicita derivazione stilistica da modelli di scuola italiana, le prime sono di ispirazione meno evidente.
Per quanto concerne i riferimenti compositivi del Cristo rappresentato in questa famiglia di placchette viene naturale ricordare che, a partire dal secondo quarto del XVI secolo, circolarono in Europa diverse versioni di una placchetta la cui immagine rappresenta il busto di profilo del Salvatore con la testa raggiata, volto a sx, circondata anch’essa dalla scritta EGO SVM VIA VERITAS ET VITA. Questa tipologia di placchette, della quale la mia (P1.82) è un esemplare di elevata qualità, è stata variamente attribuita: Valentino Donati (6) l’attribuisce a Giovanni Bernardi da Castel Bolognese, Ulrich Middeldorf a 7
Giovanni Antonio de Rossi; piú verosimilmente (come sostenuto da Francesco Rossi a proposito di una pace conservata ai Musei Civici di Brescia (7), essa puó essere stata concepita da un orefice italiano del settimo-ottavo decennio del ‘500.
Occorre aggiungere infine che a Brescia si conserva anche un rilievo in argento sbalzato che riprende esplicitamente l’immagine della piastra ovale in questione dalle quali diffe-risce soprattutto per l’aggiunta di un’aureola raggiata: Francesco Rossi la ritiene un’opera tarda seicentesca.
Desidero riportate qui anche la placchetta (P1.428) di cui conosco solo questo esempla-re in piombo di cultura barocca piú spiccatamente francese e compositivamente piú arti-colata nei modi: rispetto al Cristo raggiato di cui sopra, essa mostra una capigliatura on-dulata stilisticamente affine a quella delle placchette presentate.
Note. 1.
Ingrid Weber, Deutsche, Niederländicshe und Französische Renaissanceplaketten 1500-1600; Modelle für Reliefs an Kult-, Prunk- und Gebrauchsgegenständen (2 volumi), F. Bruckmann Graphische Kunstanstalten, München, 1975. 2.
Bertrand Bergbauer e Catherine Chédeau, Images en relief; la collection de plaquettes
du Musée National de la Renaissance (cahier n. 6), Edition de la Réunion des Musées nationaux, Paris, 2006. Codice ISBN 2.7118.5072-2. 3.
Jaques Fischer, Sculpture in miniature; the Andrew S. Ciechanowiecki Collection of gilt & cold medals and plaquettes, the Museum of Fine Arts. Houston, Texas, 10 december 1969-1 february 1970. 4.
James Morton e altri, Coins and medals, including Renaissance and later medals from the collection of dr. Charles Avery, etc., catalogo dell’asta tenuta da Morton & Eden a Londra, mercoledi 11 e giovedi 12 giugno 2008. 5.
Francesco Rossi, La collezione Mario Scaglia; placchette, 3 volumi, Lubrina Editore, Bergamo, 2011. Codice ISBN 978.88.7766.451-1 6.
Valentino Donati, Pietre dure e medaglie del Rinascimento; Giovanni Bernardi da Ca-stel Bolognese, Belriguardo, Ferrara, 1989. 7.
Francesco Rossi (a cura di), Catalogo delle placchette sec. XV-XIX, Musei Civici di Brescia, Neri Pozza Editore per il Comune di Brescia, 1974.

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